Anche oggi visitiamo nuove zone di Battleworld ma lasciamo il pianeta e spingiamoci nello spazio per conoscere I Guardiani di Ovunque.
Pubblicato sul numero 29 di Guardiani della Galassia presenta due episodi tratti dalle serie originali Guardians of Knowhere e Korvac Saga.
Nella prima storia, Guardiani di Ovunque, veniamo trasportati in orbita attorno a Battleworld, dove si trova Ovunque, la testa di un celestiale morto (i celestiali sono giganteschi dei spaziali dell’Universo Marvel, vagano per il cosmo interferendo in genere con l’evoluzione degli abitanti dei pianeti che incontrano), abitata da innumerevoli forme di vita. Incontriamo quindi Angela (personaggio creato da Neil Gaiman per Image Comics e, recentemente, diventata parte integrante dell’Universo Marvel e sorella di Thor), che si incontra/scontra con i Guardiani di Ovunque (che sono poi la versione Secret Wars dei guardiani della Galassia, solo che la galassia non esiste più): Drax il Distruttore, Rocket Raccoon e Gamora. Ai testi troviamo Brian Michael Bendis e ai disegni Mike Deodato Jr, la storia è interessante e scritta molto bene, ma, come spesso accade con Bendis un po’ decompressa (il concetto di fumetto di compresso è complicato, in pratica è quello stile per cui, attraverso l’utilizzo di splashpage e pochi ballon si tende ad allungare la storia, a volte con buoni risultati, a volte meno) mentre i disegni sono eccellenti.
La seconda storia, La Saga di Korvac, ci riporta su Battleworld, nel dominio di Forrest Hills (dove viveva zia May nell’universo classico, anche se qui non c’è traccia del ragno). I protagonisti sono anche qui i “Guardiani” (la versione Secret Wars dei Guardiani della Galassia dell’anno 3000 nell’universo classico): Starhawk, Il Maggiore Victory, Charlie-27, Yondu Udonta, Martinex e Nicholette Gold. I Guardiani sono al servizio del barone di Forrest Hills, Michael Korvac (Antagonista dei Vendicatori nella classica Korvac Saga degli anni 70 a cui si rifà questa serie). La trama ruota attorno ai cattivi rapporti con il barone Williams (Wonderman) del vicino “Holy Wood” e con uno strano problema di cui iniziano a soffrire alcuni abitanti: si rendono conto che in cielo non ci sono le stelle. Dato che Battleworld è tutto ciò che rimane nel multiverso ovviamente in cielo non ci sono luci, e per gli abitanti, che vi sono in teoria nati e cresciuti una stella è semplicemente il simbolo con le punte. Scritta da Dan Abnett e disegnata da Otto Schmidt la storia non brilla in nessuno dei due campi, diciamo che si fa leggere senza infamia e senza lode, un albo a prima vista deboluccio con cui riempire la seconda metà delle pagine, vedremo nei prossimi episodi se migliorerà.
E per oggi è tutto!